Nel 2016 è uscito il mio primo album solista, “Una vecchia canzone”. Tre anni dopo ho iniziato a pensare ad un secondo disco, meno intimistico, meno autobiografico, con un’idea chiara dei temi che avrei trattato nei brani, tanto che stranamente ho saputo da subito che il titolo sarebbe stato “I sogni, l’amore e altri disagi” (così, per non prendersi mai troppo sul serio…).
L’appuntamento per le prime registrazioni al Dnb Sound Studio venne spazzato via da un DPCM (lascio spazio alla vostra immaginazione) e, quando avrei potuto finalmente cominciare a registrare, erano cambiati diversi presupposti: Giuseppe, cui avevo affidato le parti di tromba dal vivo, si era trasferito in Sicilia, io non avevo mezza serata musicale nemmeno a pagare io per suonare (il che rende un po' inutile avere un nuovo album da far conoscere) e in compenso avevo centinaia di idee da mettere in narrativa tra romanzi e racconti.
Oggi mi dico che, forse, questa attesa trascinata per tanto tempo è dovuta anche al mio inconscio, che intuiva la necessità di rivedere gli arrangiamenti e che, soprattutto, mancasse un brano. “Rose d’inverno”, il singolo che esce domani e che annuncia l’album, è nata così, un po’ per caso, un po’ per aggiungere un po’ di disagio (psichico… il mio!) a tutta la raccolta. Era la fine di dicembre scorso, stavo passeggiando su un lungomare che fino ad allora avevo vissuto solo in versione estiva (conoscete la Spiaggia del Gigante?) e ho iniziato a sentire in testa una melodia. Sembrava che il vento, il mare, me la stessero suggerendo e, mentre camminavo, ho cominciato a sentire le parole cantate; presente quando si dice “sentire una voce”? Ecco, fa bruttino, ma è stato proprio così. La voce, per inciso, era quella di Stefano Piazza. Al tre gennaio avevamo già confermato arrangiamento, base e armonizzazioni e deciso che il brano sarebbe uscito il 21 marzo, una data simbolica: è quella che segna confine tra l'inverno e la primavera, con le rose a fare da testimone a questo passaggio di consegne tra le stagioni. Incroci, incastri per riuscire a dividere le parti, provare, registrare. Il 9 febbraio eravamo al DNB Sound Studio, da Andrea Donato che in quel momento ha scoperto che avrei registrato da lui anche tutte le altre tracce dell’album. In effetti, credo di averlo scoperto anch’io in quello stesso istante…
Con “Rose d’inverno” vedo concretizzarsi un’idea che ho in mente da tempo, che vuole trovare uno spazio per qualcuno di più giovane (Stefano ha esattamente la metà dei miei anni, così, per dire... ma si sa che alla musica non interessa l'anagrafe!). Credo soprattutto sia un brano figlio di questi tempi storici e figlio della mia storia, delle mie consapevolezze dell’ultimo anno, della mia voglia di cambiare. In un mondo che muta sempre più in fretta, cancellando certezze e rendendo incerte le speranze, il nostro cambiamento è nel guardare avanti con le nostre radici nel passato per continuare a fiorire, anche quando il gelo è ovunque. Mentre piovono cristalli d’inferno, siamo noi quelle rose d’inverno.
L’appuntamento per le prime registrazioni al Dnb Sound Studio venne spazzato via da un DPCM (lascio spazio alla vostra immaginazione) e, quando avrei potuto finalmente cominciare a registrare, erano cambiati diversi presupposti: Giuseppe, cui avevo affidato le parti di tromba dal vivo, si era trasferito in Sicilia, io non avevo mezza serata musicale nemmeno a pagare io per suonare (il che rende un po' inutile avere un nuovo album da far conoscere) e in compenso avevo centinaia di idee da mettere in narrativa tra romanzi e racconti.
Oggi mi dico che, forse, questa attesa trascinata per tanto tempo è dovuta anche al mio inconscio, che intuiva la necessità di rivedere gli arrangiamenti e che, soprattutto, mancasse un brano. “Rose d’inverno”, il singolo che esce domani e che annuncia l’album, è nata così, un po’ per caso, un po’ per aggiungere un po’ di disagio (psichico… il mio!) a tutta la raccolta. Era la fine di dicembre scorso, stavo passeggiando su un lungomare che fino ad allora avevo vissuto solo in versione estiva (conoscete la Spiaggia del Gigante?) e ho iniziato a sentire in testa una melodia. Sembrava che il vento, il mare, me la stessero suggerendo e, mentre camminavo, ho cominciato a sentire le parole cantate; presente quando si dice “sentire una voce”? Ecco, fa bruttino, ma è stato proprio così. La voce, per inciso, era quella di Stefano Piazza. Al tre gennaio avevamo già confermato arrangiamento, base e armonizzazioni e deciso che il brano sarebbe uscito il 21 marzo, una data simbolica: è quella che segna confine tra l'inverno e la primavera, con le rose a fare da testimone a questo passaggio di consegne tra le stagioni. Incroci, incastri per riuscire a dividere le parti, provare, registrare. Il 9 febbraio eravamo al DNB Sound Studio, da Andrea Donato che in quel momento ha scoperto che avrei registrato da lui anche tutte le altre tracce dell’album. In effetti, credo di averlo scoperto anch’io in quello stesso istante…
Con “Rose d’inverno” vedo concretizzarsi un’idea che ho in mente da tempo, che vuole trovare uno spazio per qualcuno di più giovane (Stefano ha esattamente la metà dei miei anni, così, per dire... ma si sa che alla musica non interessa l'anagrafe!). Credo soprattutto sia un brano figlio di questi tempi storici e figlio della mia storia, delle mie consapevolezze dell’ultimo anno, della mia voglia di cambiare. In un mondo che muta sempre più in fretta, cancellando certezze e rendendo incerte le speranze, il nostro cambiamento è nel guardare avanti con le nostre radici nel passato per continuare a fiorire, anche quando il gelo è ovunque. Mentre piovono cristalli d’inferno, siamo noi quelle rose d’inverno.