Nei miei anni ad Hope Music School, ho conosciuto un sacco di gente. Con alcuni ancora oggi, dopo tanto tempo, ci si sente spesso e ci si vede appena c'è l'occasione e i kilometri lo consentono. Con altri ci siamo persi di vista. Con altri ancora, siamo rimasti in contatto, ma senza più avere l'occasione di rivederci.
Maurizio, in arte Bonetti, è uno di questi ultimi. Tre settimane fa, mi invita ad un evento, un suo concerto in un locale che gli risulta essere "dalle mie parti". Più che "dalle mie parti", è quasi un home-concert: il locale non solo è nel mio paese, ma è così vicino a casa che ci posso andare a piedi! Entusiasmo a bizzeffe, tanto che viene pure mia madre.
Va da sé che, prima del concerto, ci si trovi seduti intorno ad un tavolo. E all'improvviso, sembra quasi che gli anni non siano mai passati: il tavolo sembra tornato quello di Frascati, intorno al quale ci si radunava a raccontarsi e costruire sogni. Ecco, siamo ancora lì, quelli in corsa, con i sogni tra le dita.
Inizia il concerto ed è bello ritrovare quello stile che già si iniziava a delineare, con quei titoli curiosi, quelle storie raccontate come solo un cantautore sa fare.
Sono felice di ascoltare quella musica, la tua.
Sono felice di sapere che ce l'hai fatta, che non ti sei fermato, arreso, che hai continuato.
Sono felice che ci siamo rivisti e spero ci si possa veramente rivedere presto.
Sono felice di rendermi conto una volta di più che, quando si sceglie una strada che non è quella più comune, non per forza è una strada assurda o sbagliata e soprattutto non è assurdo né sbagliato chi ci cammina.
Anche a costo dei salti mortali.
Della navigazione a vista.
Dell'incertezza.
Perché la cosa più bella è stato il condividere la consapevolezza che hai ragione: siamo di quelli che, senza musica, non ci possono stare, nemmeno se ci si impegnano!
Maurizio, in arte Bonetti, è uno di questi ultimi. Tre settimane fa, mi invita ad un evento, un suo concerto in un locale che gli risulta essere "dalle mie parti". Più che "dalle mie parti", è quasi un home-concert: il locale non solo è nel mio paese, ma è così vicino a casa che ci posso andare a piedi! Entusiasmo a bizzeffe, tanto che viene pure mia madre.
Va da sé che, prima del concerto, ci si trovi seduti intorno ad un tavolo. E all'improvviso, sembra quasi che gli anni non siano mai passati: il tavolo sembra tornato quello di Frascati, intorno al quale ci si radunava a raccontarsi e costruire sogni. Ecco, siamo ancora lì, quelli in corsa, con i sogni tra le dita.
Inizia il concerto ed è bello ritrovare quello stile che già si iniziava a delineare, con quei titoli curiosi, quelle storie raccontate come solo un cantautore sa fare.
Sono felice di ascoltare quella musica, la tua.
Sono felice di sapere che ce l'hai fatta, che non ti sei fermato, arreso, che hai continuato.
Sono felice che ci siamo rivisti e spero ci si possa veramente rivedere presto.
Sono felice di rendermi conto una volta di più che, quando si sceglie una strada che non è quella più comune, non per forza è una strada assurda o sbagliata e soprattutto non è assurdo né sbagliato chi ci cammina.
Anche a costo dei salti mortali.
Della navigazione a vista.
Dell'incertezza.
Perché la cosa più bella è stato il condividere la consapevolezza che hai ragione: siamo di quelli che, senza musica, non ci possono stare, nemmeno se ci si impegnano!